Domenica 7 e lunedi 8 dicembre 2003: destinazione Etna

Partecipanti: Manu & Piero, Tania & Carmelo

Mezzo: Ford Escort SW ( non è tempo da moto!)

Avevamo programmato di partire alle 7:30, quindi siamo partiti alle 8:00 (prima o poi riusciremo a partire in orario!). Le previsioni meteo per il week-end erano pessime, ma ormai avevamo prenotato. Un cielo leggermente nuvoloso ci accompagna sino alle pendici dell'Etna, che si staglia innanzi a noi avvolto da nubi in quota. Superato Nicolosi iniziamo l'ascesa: azz.. che freddo! E' sempre uno spettacolo osservare la vegetazione che si fa sempre più rada per lasciare il posto alla nera lava che offre un paesaggio lunare.

Giunti nell'area di sosta Etna-Sud, nei pressi del Rifugio Sapienza (quota 1900 mt), ci troviamo immersi nelle nubi (quelle di prima!), il freddo è lacerante e, bardati con guanti, berretti e quant'altro, cominciamo la nostra escursione con i crateri Silvestri Inferiori.

A causa delle nuvole, la visibilità è di 10/15 mt. e sembra di essere in un girone dell'Inferno dantesco o ai piedi del monte Fato del Signore degli Anelli.

Cominciamo ormai ad abituarci al gelo ed iniziamo la scalata ai Silvestri Superiori. Il vento dirada ed addensa continuamente le nubi consentendoci di ammirare a sprazzi il paesaggio.

Tornati giù, risaliamo in macchina alla volta di Piano Vetore, da cui si diparte il Sentiero Natura che ci dovrebbe condurre alla grotta S. Barbara. Prima di iniziare l'escursione diamo fondo alle provviste: sarà l'aria, la scarpinata, ma abbiamo un "leggero languorino". Mentre mangiamo, scorgiamo una bellissima volpe che attraversa la strada per entrare nel bosco: con cautela ci avviciniamo, tiriamo qualche pezzo di pane e lei, mantendosi ad una distanza di sicurezza di 7/8 metri, si ferma a mangiare.

Inizia la scarpinata. Dopo un'ora di fatiche, cominciavamo a disperare, quando, finalmente, abbiamo avvistato una costruzione: è la casa S. Barbara e accanto ad essa, debitamente recintata, si apre la grotta, una voragine profonda una decina di metri. A meno di calarsi giù con delle funi, la grotta non è visitabile, quindi torniamo in macchina.

Proseguiamo il viaggio verso Zafferana Etnea. Secondo i nostri appunti nelle vicinanze di Monte Zoccolaro dovevamo trovare la Grotta dei Tre Livelli, ben visibile dalla strada: l'unica cosa che abbiamo trovato è stato un tombino al margine della strada, che si è rivelato essere grotta di scorrimento lavico rettilinea alta circa 1,20 mt e molto molto umida. In compenso ci siamo imbattuti in un meraviglioso boschetto dagli intensi colori autunnali : sembra di essere in uno degli sfondi di Windows XP....

Passiamo Zafferana Etnea e Sant'Alfio alla volta del Castagno dei Cento Cavalli: un enorme castagno che è sulla Terra da 2/3 mila anni . E' ancora vivo e, vista la stagione, è completamente spoglio ed ai suoi piedi c'è un foltissimo tappeto di foglie secche. Essere al cospetto di una pianta così antica mette un po' di soggezione, ci si sente molto piccoli; chissà che spettacolo deve essere in primavera!

Il sole sta tramontando, quindi risaliamo in macchina alla volta di Piano Provenzana e del Rifugio Ragabo, dove ci attendono una doccia calda ed una bella cena .

E' ormai buio quando superiamo il rifugio Citelli, tra poco saremo a Piano Provenzana e da lì la strada Mareneve ci condurrà al rifugio. Ma che succede? La strada termina improvvisamente sotto un braccio di lava alto almeno 4 metri che l'attraversa! Avremo sbagliato strada? Ma non mi sembra che abbiamo passato incroci o bivi! Torniamo indietro e controlliamo.

Mentre andiamo nuovamente in direzione del Citelli, vedo sopraggiungere alle nostre spalle un Pajero (per le 4/5 persone che non lo sapessero, il Pajero è il mitico gippone della Mitsubishi): da dove è sbucato? Accosto e lo fermo per chiedere indicazioni .

- La colata lavica del 2002 ha tagliato la strada. Comunque si può passare, sulla sinistra c'e un sentiero che passa sopra la colata.

- Ma posso passare con la macchina?

- Si, vai tranquillo!

Un cartello "strada interrotta" no, vero ? Torniamo indietro e ci avventuriamo per il sentiero (vi ricordo che era buio pesto e vagavamo su un mare di roccia nera, il cielo era nuvoloso, non filtrava luce e non c'erano abitazioni o illuminazione alcuna nel raggio di chilometri!!).

Sopra la colata c'è una sorta di spiazzo da cui si può andare verso destra (ed è quella secondo me la direzione per la Mareneve) o girare ad angolo retto per continuare a salire a sinistra. Soffia un leggero vento che solleva la polvere nera e, alla luce dei fari, dà l'illusione che la lava sia ancora fumante! Con molta cautela cominciamo a muoverci verso destra, ma il sentiero è decisamente impervio e ci fermiamo dopo poche decine di metri molto indecisi se proseguire o meno. Carmelo scende dalla macchina e va in avanscoperta a piedi, ma non riesce a vedere granché; improvvisamente sentiamo dei rumori e delle voci: dopo qualche istante spuntano 2 ragazze che passeggiano sole in quel deserto di lava isolato e buio (mah !).

- Avete visto 4 ragazze?

- No, Voi siete la prima forma di vita che incontriamo quassù. Sapete se la strada è percorribile?

- No, non si vede nulla.

Decidiamo quindi di tornare indietro quando due fari ci vengono incontro dal sentiero che avevamo abbandonato: è una jeep scoperta e dietro c'è un tizio in piedi che regge un pino ! (è la sera del 7 dicembre e fuori ci sono circa 3 gradi!!!). Li fermiamo per chiedere informazioni

- Uazz'american boy..!!..

Non capiscono un'acca di italiano ! Ma indicano dietro e sopraggiunge un'altra jeep: il nuovo venuto (un Big Jim alto 2 metri che sembrava un giocatore di rugby) si "esprime" in italiano.

- Si, quella parte. Due cento metri, ma... molto difficile. Io mia jeep, difficile! Tua makkina.. non so.

I tizi vanno via e noi rimaniamo indecisi sul da farsi . Cos'è questo rumore? Guarda là! Ma quella è una Panda! Forse la strada gira e arriva dall'altro lato. La Panda infatti sta salendo a sinistra dello spiazzo di prima.

Giriamo la macchina e seguiamo il sentiero. Ogni tanto si vedono ruspe e segni di lavori per la realizzazione di una strada. Il percorso è troppo lungo e cominciamo a temere di essere sul sentiero sbagliato quando improvvisamente i fari illuminano una sorta di enorme tizzone spento. Non facciamo in tempo a domandarci cosa sia, che notiamo a sinistra dei piloni: la seggiovia! Ma allora questo... certo! È, o meglio, era il rifugio La Provenzana! La colata lo ha lambito distruggendolo ed ha cancellato tutto ciò che c'era prima: i rifugi Nord-Est e Le Betulle, tutti i negozietti, praticamente tutto Piano Provenzana!

Dopo lo shock giriamo di nuovo la macchina per tornare indietro e vediamo delle luci un po' defilate rispetto al sentiero che prima non avevamo scorto. Ci dirigiamo verso di esse e scopriamo che si tratta del ristorante Monte Conca. Il gestore ci dice che con la nostra auto è improbabile che riusciamo a passare e ci consiglia di tornare indietro fino a Sant'Alfio e da lì a Linguaglossa per poi risalire dalla Mareneve fino al rifugio.

Ma perché quegli imbecilli microcefali non segnalavano in maniera adeguata a Sant'Alfio che la strada non c'è più?!?

             

Dietro front! Nuovamente giù per per quell'interminabile sentiero nella lava fino alla strada verso Fornazzo, da lì a Linguaglossa e quindi di nuovo su per la Mareneve dall'altro versante: un giro di quasi 50 km!

Saranno state le 20:00 quando siamo giunti al rifugio, stanchi e infreddoliti ci rimettono in sesto, quindi saliamo in camera per goderci il meritato riposo .

Il mattino dopo (e stavolta le previsioni hanno azzeccato in pieno) nevicava in quota e pioveva più in basso. Non potendo continuare le escursioni e le visite, proseguiamo circumnavigando il vulcano passando da Randazzo, Adrano (sapevate che qui è concentrato il 90% della produzione di pistacchio nazionale? ), quindi mestamente sotto una pioggerella costante facciamo rotta verso casa.

É stata proprio una bella gita...