2 giugno 2004: Etna

Ho sempre avuto il pallino di andare sull'Etna con la moto: festa del 2 giugno, moto col tagliando appena fatto, via!!

Lasciandosi Nicolosi alle spalle, si comincia a salire in quota e con la moto si apprezzano maggiormente i risultati dell'eterna lotta tra il vulcano e la vegetazione o le opere dell'uomo

Eccoci a quota 1920 con il rifugio Sapienza ed i crateri Silvestri, continuiamo fino al bosco in cui ci fermiamo per rifocillarci.

Prossima tappa: il Castagno dei Cento Cavalli. L'ultima volta (dicembre...) era completamente spoglio, ma ora è un'esplosione di verde. Però! Li porta bene i suoi tremila anni!!

Verso il bivio per il rifugio Citelli c'è un cartello che indica "grotta dei ladri: addentrandosi un po' nel bosco si scorgono delle aperture che consentono l'accesso a delle grotte di scorrimento lavico.

Scendiamo lentamente la ripida imboccatura della grotta e guardiamo dentro: cosa c'è in fondo?

Piero: -Guarda, una famigliola di topolini! Hai visto amo... , ma dove...-

Manuela si é letteralmente smaterializzata e mi guarda dall'imboccatura della grotta .

Riprendiamo il cammino ed andiamo verso Piano Provenzana: giungiamo al punto in cui la strada è stata sommersa dalla colata lavica. Torna alla mente l'avventura dell'Immacolata 2003, quando in un buio totale ci siamo trovati a vagare con la macchina sulla colata...

Il sentiero adesso è più battuto e quindi più praticabile, l'ambiente mette soggezione ed affascina allo stesso tempo: una immensa distesa di roccia nera ed ispida, alberi semibruciati, altri che cercano di sopravvivere. Giungiamo a Piano Provenzana: rispetto alla volta scorsa, adesso, di giorno, ci rendiamo conto dell'entità della devastazione causata dall'eruzione . Una distesa di 5-10 metri di lava ha letteralmente cancellato quello che era Piano Provenzana, i rifugi, i chioschi... Facciamo qualche foto e rimontiamo in sella per scendere dal versante nord-est, lungo la Mareneve.

Arriviamo a Linguaglossa quando ormai sono le 16:30 . Avevo intenzione di continuare la circumnavigazione del vulcano in senso antiorario fino a Randazzo, per poi superare il corso del fiume Alcantara e scendere a vedere le sue gole , ma, data l'ora, decidiamo di fermarci e riprendere la via del ritorno.

Prima del tramonto arriviamo a casa, con alle spalle 500 km e paesaggi bellissimi .